LA TRAGEDIA DEL MEDIORIENTE, LA POVERA GENTE ED I GIOCHI DI POTERE

“Hira Thapa, 11 anni, costa 900 dollari sul mercato di Qatar e Arabia Saudita. Kamal, 8 anni, vale 7000 rupie indiane, 108 dollari, a New Delhi. Sabriti, 13 anni, vale meno di mezzo dollaro al giorno, 14 ore al giorno, nella fabbrica di mattoni del Distretto di Bagmati, nella valle di Khatmandu. Sua sorella, 10 anni, é stata venduta per 67 dollari a un dentista di Lucknow, Uttar Pradesh.”

Così inizia il racconto di Monica Perosino, inviata de “La Stampa” a Khatmandu, sui bambini perduti del Nepal, venduti come schiavi e spose. Tuttavia non é mia intenzione riepilogare l’articolo della giornalista sulla povertà del Nepal e sulle conseguenze tragiche delle difficoltà e della lentezza della ricostruzione del dopoterremoto in quel lontano Paese.

Il mio interesse é stato attratto dalla destinazione delle migliaia di infelici bambini destinati alla schiavitù, la quale ovviamente non poteva non essere che nei Paesi in cui, per motivi diversi, si registra il minor rispetto della uguaglianza dei diritti e la maggiore differenziazione tra i loro residenti e gli immigrati: soprattutto Arabia Saudita, Qatar ed India, dove ha un peso anche la distinzione tra le caste.

Donald Trump avverte ai sunniti: “Cacciate i terroristi dalle vostre terre” Molinari La svolta strategica nel Golfo

E non é affatto strano che proprio nella ricca Arabia Saudita il presidente Trump abbia scelto di compiere il suo primo viaggio di Stato all’estero per fare affari con la vendita di armamenti di ogni genere. Quello che stupisce é il suo discorso, indirizzato ad una platea di rappresentanti di paesi sunniti, nel quale ha espresso la necessità di “restare uniti contro l’uccisione di musulmani innocenti, l’oppressione delle donne, la persecuzione degli ebrei e il massacro dei cristiani” ed ha accusato l’Iran con i suoi alleati Hezbollah di alimentare il fuoco dei conflitti settari dal Libano allo Yemen e di aver causato la tragedia “inimmaginabile” della Siria. Accusa ripetuta in Israele.

E’ ovvio che io non sono un esperto di politica internazionale. e men che meno della situazione istituzionale dei singoli stati interessati e dei loro assetti democratici, o meno, ma stando alle cronache che ci vengono fornite quotidianamente dai mezzi d’informazione credo che sia pacificamente acclarato che proprio in Arabia e negli Emirati si verifichino i peggiori trattamenti nei confronti dei lavoratori immigrati, la maggiore intolleranza nei confronti dei cristiani e la maggiore discriminazione nei confronti delle donne, la cui condizione non é dissimile, se non peggiore, di quella descritta nell’ottocento dal De Amicis nel suo libro  “Istambul”,  che sia l’Arabia a bombardare loYemen, che la Turchia abbia bombardato i curdi, che combattono in Siria a fianco. o meglio, per gli americani, che gli iraniani combattano, come i curdi, contro il Califfato dell’Isis, che sempre contro l’Isis combattano in Siria gli Hezbollah, che Assad sarà pure un sanguinario dittatore, ma, almeno fino alla così detta “primavera araba”, abbia garantito la civile convivenza tra i vari gruppi etnici e religiosi insediati sul territorio dello Stato sirano, e, per non dilugarsi troppo, che in quell’area geografica non vi siano Stati democratici, i cui equilibri sono stati alterati proprio dagli interventi americani, ufficialmente  per la lotta ad Al Qaeda, la cui matrice era saudita! Né si sa chi stia alle spalle del sedicente Califfato distruttore della vita anche nelle forme più elevate dell’arte.

Meraviglia anche l’editoriale dello stesso giornale, che, sebbene anodino, sembra accettare acriticamente le verità sostenute nei discorsi ufficiali.

NOTA: le foto e le notizie recenti sono prese da “La Stampa” online.

 

 

LA SERRACCHIANI, LO STUPRO ED I SEPOLCRI IMBIANCATI

La Presidente del Friuli Venezia Giulia, in un momento di sincerità non politica, a proposito di uno stupro subito da una minorenne triestina da parte di un iracheno che ha chiesto asilo politico, ha detto:”la violenza sessuale é un atto odioso e schifoso sempre, ma più inaccettabile quando é compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza”. Tra i più sollecitii a  censurare l’affermazione dell’ex vicesegretario PD Roberto Saviano: il nostro moderno Catone pare abbia detto “Salvini saluta l’ingresso di Serracchiani nella Lega:  spero la candidi lui”. Immedietamente al  suddetto censore si sono associati nella deplorazione  molti esponenti <politicamente corretti> del Partito democratico e dell’ ex Partito democratico fuoruscito, tutti convinti come il senatore Francesco Russo che lo “stupro (é) sempre da condannare con (lo) stesso rigore” . Allo stesso modo si sono espressi il Segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, che parla di distruzione di una cultura politica che ha fatto la storia dell’Italia migliore, e la capogruppo alla Camera Federica Dieni, che aspetta le scuse della Serracchiani per le sue razziste classifiche sugli stupri.

Io non so quale dimistichezza abbiano con le leggi i nostri legislatori, ma ritengo che dovrebbero sapere che l’art 609 bis C.P. prevede una pena variabile in caso di  violenza sessuale ed anche la possibilità di un’attenuante, cosa che certamente significa che ogni azione e, quindi, anche lo stupro deve essere inquadrato nelle circostanze di tempo, di luogo e di qualità e condizioni dei soggetti coinvolti nello stesso.

Nel caso di specie però il giudizio espresso dalla Serracchiani non ha carattere giuridico, ma morale e poiché é indubitabile che dallo straniero che viene  accolto come rifugiato nel nostro paese, ed ancor più in altri  dell’Europa, prima ancora che il rispetto delle leggi ci si attende sul piano etico un sentimento di riconoscenza, io, come cane sciolto senza collare politicamente scorretto, penso che forse potremmo fare a meno di tanti sepolcri imbiacati, che montano una polemica che riempie tante pagine di giornali, e non solo, mentre “Roma brucia ragazzo”.

 

 

IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI CATANIA, LE ONG E LE VERITA’ APPARENTI

Il Procuratore della Repubblica di Catania ha avanzato l’ipotesi che, fatte salve le più note, come “Medici senza frontiere”, tra alcune delle ONG ed i trafficanti di esseri umani possa esserci una collusione volta a favorire la migrazione in atto. Come é tipico della società nostrana si é subito scatenata la bagarre (uso questo vocabolo in luogo degli italiani zuffa o rissa perché é ormai il più utilizzato) tra i favorevoli ed i contrari, a prescindere dalle competenze specifiche di ognuno. Ciò che immediatamente sorprende é che la reazione più vivace é stata espressa proprio da una ONG esplicitamente esclusa dal sospetto: “Medici senza frontiere”, verrebbe quasi da pensare “excusatio non petita, accusatio manifesta”, tuttavia,tralasciando queste facili e spesso ingannevoli illazioni, é facile rilevare che l’argomento addotto per allontanare i sospetti di collusione  in realtà é una prova solo apparente perché, se é vero che i salvataggi sono gestiti in prima battuta dall’Autorità marittima, nessuno impedisce all’ONG che vi abbia un qualche interesse di farsi trovare nel momento opportuno nel posto opportuno, cioè nel punto più vicino ai “naufragandi” da trarre in salvo. Forse il suddetto Procuratore avrebbe potuto evitare di esternare prematuramente i propri sospetti, ma é altrettanto da evitare, come intempestiva, ogni presa di posizione preconcetta sull’argomento, posto che nessuno può ritenersi, come la moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto. D’altro canto gran parte delle ONG, le cui navi stazionano al limite delle acque territoriali libiche,dovrebbe chiarire perché non si attiene alle prescrizioni della Convenzione di Montego Bay ed a quelle generalissime sulla extraterritorialità dei natanti in acque internazionali.

Sempre a proposito di emigranti altri argomenti capziosi che si sentomo ripetere come  mantra, cioè come verità inconfutabili, sono quelli concernenti il bisogno che ne ha l’Italia per l’esecuzione di tutti quei lavori rifiutati dagli indigeni e l’apporto che essi danno in termini di contributi all’equilibrio finanziario del nostro Ente previdenziale. A queste asserzioni si può facilmente obiettare che, se la retribuzione pagata per lo svolgimento di quelle attività fosse mantenuta al di sopra del “salario di ferro” calcolabile nel nostro paese, con molta probabilità gli italiani disposti ad impegnarvisi si troverebbero ed i loro conntributi sostituirebbero quelli degli emigrati legalmente residenti. Certo la realtà é un’altra cosa ed il lavoro nero é molto diffuso! E’ necessario per poter competere sui mercati interni ed esteri per sostenere la concorrenza anche dei paesi poveri? E’ necessario per consentire lauti guadagni agli sfuggenti titolari dei machi affermati e di moda? E’ probabile, ma questo significa costringere i nostri migliori cittadini a d espatriare verso lidi migliori, con la conseguenza di un ulteriore impoverimento della nostra società e di una sua trasformazione determinata dalla progressiva affermazione della cultura e delle tradizioni degli stranieri via via insediatisi sul nostro territorio. E purtroppo questa non sarebbe una novità.  

Certo qualcuno potrebbe chiedere se mi piace l’attuale società italiana: la risposta é NO!      

MIGRANTI: SALVATAGGI IN MARE ED INSERIMENTO NEI PAESI DI ARRIVO

Le fonti ufficiali affermano che durante il 2016 sono sbarcati nei porti italiani 181.000 migranti e che nel corrente anno si prevedono oltre 250.000 nuovi arrivi. Il fenomeno é tale da meritare qualche riflessione, a questo scopo occorre tenere presente che:

1.) Il diritto della navigazione stabilisce che in acque internazionali su ogni nave vige la legislazione dello Stato di appartenenza in quanto lo scafo é considerato parte del suo territorio;

2.) La Convenzione di Montego Bay all’art. 98 stabilisce l’obbligo per ogni natante di assistenza e salvataggio di persone in difficoltà e di sbarco delle medesime nel porto sicuro più vicino o meno distante dalla rotta della nave soccorritrice;

3.)Il Trattato di Dublino prevede che il migrante che fugge da guerre o persecuzioni per motivi politici o religiosi possa chiedere asilo politico solo nel primo paese ospitante, il quale, in base al Dublino III, rimane competente a decidere sulla richiesta.

Sulla scorta di detti principi ci si può chiedere innanzitutto se l’obbligo di salvataggio permane anche nei confronti di coloro che scientemente si pongono in condizioni di pericolo, posto che tale evenienza é stata ormai accertata.

Una volta risolto positivamente il suddetto quesito sorge spontanea la successiva domanda: se il migrante, come sopra qualificato, può chiedere asilo politico solo nel primo paese ospitante e questo é quello cui appartiene la nave, a quale titolo tutti i “naufraghi” vengono sbarcati nei porti italiani, posto che molte delle navi interessate non sono italiane? E’ certo, ad esempio, che ciò si é verificato con navi norvegesi, maltesi e addirittura battenti bandiera del Belize. Ed in ogni caso, se le imbarcazioni che procedono al soccorso in mare delle persone in difficoltà debbono sbarcarle nel porto sicuro più vicino, per quale motivo ciò non avviene nel porto di Tripoli, dove risiede il Consiglio di presidenza riconosciuto dall’ONU, od in quelli della Tunisia od a Malta che, a seconda dei punti di partenza, sono certamente più vicini alle acque territoriali libiche?

Tuttavia la domanda più inquietante riguarda le nove ONG, di varia nazionalità, che con i loro natanti sembrano essere le più sollecite nelle operazioni di salvataggio: chi sono i loro titolari? quali sono i loro fini istituzionali? dove hanno sede? chi le finanzia? forse non é un caso che c’é già qualche indagine avviata nei loro confronti!

Ora, fermo rimanendo che i dubbi sopra esposti meriterebbero un esame più approfondito, la verità sostanziale é che é in atto una migrazione di massa, costituita soprattutto da soggetti non aventi titolo al diritto di asilo, la quale certamente provocherà notevoli trasformazioni delle condizioni, delle abitudini e dell’etica delle società che ne saranno maggiormente investite.

Se infatti si guarda a ciò che é successo in passato nei luoghi in cui i nuovi arrivi non sono stati respinti ed hanno avuto modo di inserirsi stabilmente, ci si rende conto che ovunque essi hanno finito per affermare gli aspetti tipici della propria civiltà, della propria cultura e della propria morale: ne sono esempio chiarissimo la mancata integrazione delle seconde e terze generazioni anche in paesi come quelli scandinavi, la conservazione delle loro tradizioni nei modi di vestire, il voto dei turchi in Germania nettamente favorevole al presidenzialismo proposto da Erdogan e, non ultimi, i recenti episodi verificatisi in Italia di violenze su delle adolescenti desiderose soltanto di non distinguersi dalle loro coetanee indigene.

Qualcuno potrebbe credere che i sintomi sopra detti siano solo inutili allarmismi: in tal caso é invitato a leggere “L’ultimo Natale”, racconto inserito nel volume “Zeus e altri racconti” dello storico Valerio Massimo Manfredi.

 

 

 

 

I TEMPI DELLA GIUSTIZIA

La Corte d’Assise di Lanciano ieri 24 marzo ha condannato a trenta anni di reclusione, per omicidio aggravato dalla premeditazione, Fabio Di Lello, il trentaquattrenne che a Vasto, all’inizio dello scorso mese di febbraio, aveva  assassinato Italo D’Elisa, il quale, a sua volta, era in attesa di giudizio perché il 1° luglio dell’anno scorso. aveva provocato la morte della moglie del primo attraversando a velocità sostenuta un crocevia, senza rispettare il divieto costituito dalla segnalazione rossa del semaforo.

Io non so se nella circostanza sia opportuno scomodare Cicerone ed il suo concetto di “summum ius summa iniuria”, o ritenere invece che il caso sia soltanto uno dei tanti esempi di “mala giustizia”, ma sono sicuro, indipendentemente dalle dichiarazioni del Procuratore competente, che se i giudici avessero con la medesima sollecitudine processato il responsabile del funesto incidente stradale avrebbero anche evitato il secondo tragico evento.

Voglio sperare tuttavia che il fatto abbia il suo peso sulla coscienza dei magistrati e costituisca un monito in occasioni dei futuri analoghi avvenimenti, che certamente non mancheranno.

 

PENSIERI IMPERTINENTI SU UN ARGOMENTO SERIO

L’Ialia non gradisce i cattivi odori, per rimediare mette “PROFUMO” dappertutto, però ama pure la birra e si tiene stretto anche “MORETTI”.

In Italia se vuoi farti strada in politica e non sei un sindacalista devi cercare almeno di essere un magistrato.

Il senatore Romano afferma che la legge “SEVERINO”, quella che prevede la decadenza dei politici dai loro incarichi in caso di condanna, é sbagliata, ha ragione: perché attendere le lungaggini dei processi o rischiare di trovare tra gli eletti degli incensurati? la selezione dei politici potrebbe essere effettuata direttamente negli “ISTITUTI DI PENA”.

L’onorevole cittadino Di Battista e, come lui, altri parlamentari Cinquestelle negli ultimi giorni sono un po’ perplessi perché pare che la loro aritmetica non sia più valida: infatti cominciano a dubitare che uno valga veramente uno! Per consolarli voglio dedicare loro una poesia di uno dei miei poeti preferiti, Trilussa: “NUMMERI”

“-Conterò poco, é vero:

.-diceva l’Uno ar Zero-

ma tu che vali? Gnente;: propio gnente;

Sia ne l’azione come ner pensiero

rimani un coso voto e incocrudente.

Io, invece,se me metto a capofila

de cinque zeri tale e quale a te,

lo sai quanto divento? Centomila.

E’ questione de numeri. A un dipresso

é quello che succede ar dittatore

che cresce de potenza e de valore

più so’ li zeri che je vanno appresso.”

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LA DISONESTA’ IN BUONA FEDE

Sull’argomento si potrebbe scrivere un ponderoso trattato, ma questa sera voglio solo dichiarare tutta la mia indignazione nei confronti di quei giudici onniptenti che hanno stabilito di togliere la figlioletta a quei due genitori anziani, che tanto avevano fatto per poterla avere, pretendendo di motivare la decisione come dipendente dal lungo tempo trascorso…..per la loro ignavia.

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