LA DEMOCRAZIA, IL REFERENDUM E LA SPERANZA

Ho letto l’intervento di Davide Casaleggio al ” Global Forum on Modern Direct Democracy” tenutosi a San Sebastian il 19 novembre  scorso: ho l’impressione che, come suol dirsi, abbia scoperto l’acqua calda e, cioè, come possa farsi con metodi moderni, tramite internet, quel che si é sempre fatto con le discussioni nelle sezioni sparse nel territorio e nelle scuole di partito,nonchè  anche nelle assemblee sindacali, dove uno vale uno, ma c’é sempre qualche “uno” che vale di più!

Ciò mi induce ad alcune considerazioni sul REFERENDUM COSTITUZIONALE ed alla contrapposizione tra i sostenitori del SI, che vogliono un cambiamento, non so dire quanto effettivo e positivo, ed i sostenitori del NO, i quali, se non sono in mala fede, dimostrano di non aver mai letto lo “Zibaldone”, altrimenti saprebbero che stanno guardando la luna nel pozzo: non capisco, infatti, come si possa dire che i cittadini sarebbero espropriati del diritto di scegliere i senatori quando é noto che i consiglieri regionali ed i sindaci, eventuamente chiamati al Senato della Repubblica, non nascono sotto i cavoli, ma sono regolarmente eletti su base regionale (come prevede il testo vigente della Costituzione!), ovvero come possa sostenersi, senza dimenticare Herbert Spencer, che rappresenta un regresso il passaggio dalla semplicità dell’attuale formula dell’articolo 70 alla specificazione “prolissa?” dei compiti differenziati della Camera dei deputati e del Senato.

Nè più convincenti appaiono  le affermazione concernenti l’illegittimità dell’attuale Parlamento per effetto della sentenza dichiarativa  dell’incostituzionalità della legge elettorale con cui é stato formato, dato che é nozione elementare che le sentenze della Corte costituzionale hanno effetto solo “ex nunc”, cioè non per il passato, ovvero il rilievo che l’attuale Presidente del consiglio non é stato eletto dal popolo, visto che la Costituzione (testo vigente) non prevede tale requisito e, comunque, l’investitura popolare deriva dalla sua designazione a segretario del partito cui é stata affidata la formazione del Governo.

  Un esempio di illuminata serietà si può ritrovare nella notizia, riportata dal Corriere della Sera, di un giudice di Buenos Aires, il quale  ha riconosciuto che i tre elefanti, gia insediati nello zoo della città ormai chiuso, come gli esseri umani, sono titolari di un diritto alla salute che va tutelato e, conseguentemente, ha ammesso che possano essere tutelati davanti alla legge da un avvocato, come tutti i cittadini.

C’é sempre la possibilità di coltivare una speranza! 

 

LA DEMOCRAZIA, IL REFERENDUM E LA SPERANZAultima modifica: 2016-11-26T13:47:40+01:00da Quivisunusdepopulo
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Commenti

LA DEMOCRAZIA, IL REFERENDUM E LA SPERANZA — 4 commenti

  1. Se mi consente, Le lascio questo mio contributo.
    Alcune cose scritte sono corrette; altre, a mio avviso, non del tutto.
    L’elezione “indiretta” dei Senatori, ovvero di secondo grado, demandata dalla Riforma costituzionale ai Consiglieri regionali non trova alcun “aggancio” nella vigente Carta costituzionale, come invece avviene per quella francese che relativamente al voto sancisce che può essere diretto e “indiretto”. Si potrebbe, però, obiettare (come suppongo vorrà fare) che con la modifica si introdurrebbe tale criterio “indiretto”. Forse si, per via traversa,ma ci sarebbe una discrasia costituzionale dal momento che l’art.48, che non risulterebbe modificato, continua a prevedere che il voto dei cittadini è diretto.
    Ma c’è, poi, un altro problema, che è di natura politica. In democrazia, piaccia o meno, è il popolo che esprime la volontà generale, che viene, così, racchiusa nelle disposizioni di legge. Tale volontà, nella democrazia rappresentativa,viene trasferita all’organo (il parlamento) che ha la rappresentanza politica del sovrano (il popolo). Nessun altro organo, pertanto, che non abbia la rappresentanza (diretta, ovviamente) può inserirsi nella procedura legislativa per approvare leggi con effetti generali. Ha ragione, invece, circa gli effetti ex nunc della declaratoria di incostituzionalità, ma questo vuol dire soltanto che sono fatti salvi tutti gli effetti giuridici che si sono già esauriti. Perciò, poichè la legge elettorale, dichiarata incostituzionale, ha leso il rapporto di rappresentanza (per cui in parlamento siedono parlamentari non più rappresentativi del sovrano, ossia del popolo), il parlamento non può più compiere ulteriori atti legislativi (figurarsi, poi, una riforma costituzionale, come invece ha fatto!). In verità, al di là del si o del no, dietro le due partigianerie c’è sempre un coacervo di interessi. Sia, infatti, i sostenitori del Si (renziani), sia quelli del No (antirenziani), hanno, direttamente o indirettamente, degli interessi (o aspettative) in gioco. La ragione ? Perchè la nostra “democrazia” è una democrazia formale e non sostanziale nella quale continuano a persistere sacche di oligarchia che da sempre condizionano le scelte politiche del paese.Su un punto, tuttavia, concordano: nessuna delle due parti vuole l’eguaglianza sostanziale ed entrambe si battono per conservare l’ineguaglianza tra i cittadini!
    Lieto dell’incontro. Le auguro buona serata.

    • Innanzitutto ringrazio per il corposo e dotto contributo, che merita di essere meditato, anche se, come ogni opinione, non é scevro da possibili obiezioni: ad esempio mi sembra prematuro osservare che la Costituzione attuale non prevede la possibilità della elezione indiretta quando é evidente che una legge che preveda, in ossequio al dettato costituzionale, l’elezione diretta dei futuri senatori é condizionata dalla preventiva approvazione della riforma soggetta a referendum.
      Per altro verso, tra gli effetti giuridici della legge elettorale dchiarata incostituzionale certamente deve annoverarsi il diritto-dovere degli eletti a sedere in parlamento per il tempo previsto dalla legge fondamentale con tutte le prerogative loro attribuite dalla Costituzione visto che esso si era perfezionato in maniera del tutto legittima, per cui l’affermata interruzione del rapporto di rappresentanza costituisce solo una tautologia.
      Sul resto concordo pienamente, anzi credo che, se avesse letto altri post del mio blog, forse mi avrebbe giudicato più di lei disilluso e scettico convinto come sono che la democrazia é solo un’utopia.
      Cordiali saluti.

  2. Concordo con lei che tutte sono opinioni, così come anche la mia e la sua (solo la scienza, per fortuna, può dare prove certe, come la teoria di Einstein, almeno fino a che non sarà superata).
    Ci sono, tuttavia, dei principi generali adottati come modelli politici e giuridici convenzionali, che dovrebbero essere sempre osservati fino a che non siano concordemente modificati.
    Sugli effetti della declaratoria di incostituzionalità della legge elettorale, come ho già scritto, non contesto che la legge elettorale abbia prodotto i suoi effetti per quanto concerne la elezione dei rappresentanti, e che, pertanto, relativamente alla elezione, si possa sostenere che gli effetti sia siano ormai esauriti; ciò che, invece, non risulta più possibile è porre in essere ulteriori atti legislativi perchè l’incostituzionalità ha riguardato il rapporto di rappresentanza, che in democrazia è inviolabile. Per capirci: il premio esorbitante di maggioranza, che ha consentito di fare approdare in Parlamento oltre centocinquanta parlamentari senza alcun collegamento con i voti espressi ed ottenuti dai partiti in lizza (la Corte ha detto, tra l’altro, che c’è eguaglianza dei voti, ossia uno vale uno, in democrazia)ha comportato, come conseguenza, che le leggi, se approvate, non sarebbero state riconducibili alla volontà generale dei cittadini (seppur fittizia).A maggior ragione, poi, l’approvazione di una Riforma costituzionale, che soltanto il mancato raggiungimento del quorum dell’art. 138 ha consentito di chiamare i cittadini ad esprimersi col referendum.Lei, se ho ben capito,conosce il meccanismo dei “fatti normativi”, che si affermano come norme, sulle quali, poi, si deposita il diritto, che diventa, a sua volta, inviolabile ! Un esempio è quello della caduta del fascismo quando il Re, senza l’approvazione del Gran Consiglio, perchè sciolto, emanò, in violazione dello Statuto,i Regi decreti legislativi.
    Circa, invece, la democrazia, che Lei ritiene un’utopia, posso dirLe che concordo sul fatto che la dinamica sociale è tale da impedirne la realizzazione; non concordo, invece, sul fatto che non esista come modello. Anzi, su questo esistono opere monumentali, tra le più datate di Platone, Aristotele (le migliori in assoluto) fino a quelle più recenti di altrettanti autorevoli autori. Il problema della mancata realizzazione deriva soltanto dal fatto che dalla Grecia classica ad oggi ha sempre prevalso la Costituzione mista, ossia composta dalla parte democratica e dalla parte oligarchica (e anche monarchica).Tra queste parti vi è sempre stata (e forse sempre ci sarà) una dinamica conflittuale, così come sta accadendo negli ultimi tempi in Italia, dove si sta andando verso un ridimensionamento del ruolo dell’assemblea parlamentare, che è l’organo rappresentativo del Popolo. Sta, perdendo, pertanto la democrazia e vincendo l’oligarchia. Piaccia oppure no. Cordialmente.

    • Egregio signore sconosciuto esprimo innanzitutto il piacere di avere virtualmente incontrato qualcuno con cui discutere di argomenti che, a parer mio, dovrebbero interessare tutti perchè di tutti condizionano la vita, ma….!
      Entrando poi nel merito dell’argomento concordo perfettamente con le sue affermazioni, le quali, tuttavia, ho l’impressione che abbiano il difetto di essere metagiuridiche, considerato che secondo i principi fondamentali dell’ordinamento il fatto totalmente compiuto in forza di una legge vigente non può essere annullato o modificato se non in forza di una successiva legge, che, comunque, ne disciplini gli effetti già prodottisi,
      cosa, purtroppo?, non verificatasi nella circostanza.
      Circa la democrazia, affermare che essa rappresenti solo un’utopia equivale a dire che essa é un modello irraggiungibile,
      che potrebbe attuarsi in un qualsiasi ordinamento solo se le sue prescrizioni fossero rispettate da tutti i soggetti ad esso sottoposti senza nessuna eccezione, cosa che neppure nella Grecia classica può rintracciarsi, se é vero, come é vero, che si macchiò della condanna a morte di Socrate, il quale notoriamente non si sottrasse all’esecuzione dicendo di voler rispettare le leggi cattive per indurre i cattivi a rispettare quelle buone!
      Con molta stima e cordialità.