De minimis…seconda puntata

Ieri “La vita in diretta”, programma di RAIUNO, ha messo in onda un servizio con il quale, mediante interviste effettuate sia in strada sia in studio, ha inteso mostrare la scarsa dimistichezza che gli italiani hanno con la propria lingua.

La cosa appare assolutamente superflua giacchè  é sufficiente ascoltare le trasmissioni radiotelevisive per sentire da personaggi noti “neologismi” come incisura, soddisfamento o raggruzzolato, o “la capigruppo”,, o succube usato come singolare maschile, o l’avverbio piuttosto (che indica preferenza) al posto della congiunzione disgiuntiva o, ovvero espressioni come “di cui pochi ne sono a conoscenza”, “a me quello che preoccupa”, “la viabilità é interrotta per il ripristino dell’incidente”, “molte poche”, “più complessivo” od ancora “ti ponerò”.

C’é, poi, chi non sa “che tipo di reato avrebbero violato”, chi ” esamina le cose a 365 gradi” e chi ritiene “la domanda difficile”.

De minimis non curat praetor! forse prchè indaffarato  a scoprire, purtroppo senza l’aiuto di Gaber, cosa sono oggi la destra e la sinistra ed a capire chi sta nella “piazza degli aventi diritto” e chi sul “carrozzone dei poveri zavoli”.

Le pensioni in Italia

Argomento sempre all’ordine del giorno é quello delle pensioni, cioè del reddito da attribuire a coloro che non svolgono più un’attività produttiva.

Ad interpretare il recondito pensiero di alcuni si direbbe che di tale spesa si potrebbe fare a meno, ma questo non é possibile perchè la massa delle pensioni é quasi tutta destinata ai consumi e quindi a sollecitare la produzione, é anche un ammortizzatore sociale e, per di più, i pensionati hanno un notevole peso eletterale, di cui occorre tener conto.

Si pone, quindi, il problema di come calcolarla: il metodo in astratto più giusto sarebbe quello contributivo a capitalizzazione, perchè garantirebbe la proporzionalità tra il totale dei contributi versati e l’ammontare dell’assegno pensionistico, tuttavia per consentirne la concreta attuazione occorrerebbe una serie di condizioni non verificabili nella realtà: una permanente stabilità economica, un soggetto gestore dei contributi in grado di investirli in maniera da conservare ed incrementare nel tempo il valore attuale degli stessi senza rischi di perdite o svalutazioni, nonchè una utopica stabilità politica: comunque essa sarebbe pari alla rendita vitalizia calcolata sulla differenza tra l’aspettativa di vita calcolata per la generalità e l’età di ciascun pensionato (anche così la pensione delle donne, a parità di contributi versati, sarebbe più bassa essendo la loro aspettativa di vita superiore a quella degli uomini).

Il metodo attualmente in vigore é quello contributivo a ripartizione, vale a dire proporzionato al periodo di contribuzione, ma detrminato in base alle disponibilità rappresentate dai versamenti  effettuati dai lavoratori in attività; con questo sistema non é garantita  la giusta corrispondenza tra il totale dei contributi accumulati nel periodo di lavoro e l’assegno pensionistico liquidato essendo questo condizionato dal variare delle predette disponibilità in funzione delle fluttuazioni dell’economia del paese, con l’ulteriore conseguenza di periodiche integrazioni a carico della fiscalità generale.

Altro aspetto di concreto interesse per  la sua rilevanza pratica é quello della giusta individuazione dell’età del collocamento a riposo, allo stato determinata in maniera crescente in ragione dell’incremento dell’aspettativa di vita: é evidente che questa indicazione di carattere generale costituisce quello che si suol definire un ” letto di Procuste” perchè riferita a situazioni assolutamente disparate, da parte di molti perciò si chiedono trattamenti differenziati per i lavoratori precoci o gli addetti ai lavori usuranti.

Astrattamente questa richiesta sembra di assoluto buonsenso quando si accenna all’esempio scolastico dell’ultrasessantenne impiegato sulle impalcature di un fabbricato in costruzione od alla guida di un grosso mezzo pubblico, ma quando si approfondisce l’argomento si scopre che ci sarebbero moltissimi aspetti da considerare per ciascuna attività lavorativa, non é senza motivo che il manuale di job-evaluation, di cui si parlava già nei primi anni 60 del secolo scorso non ha ancora visto la luce.

Quanto sin qui detto non tiene conto delle pensioni già liquidate in gran parte col metodo retributivo, nè della loro incidenza sulle erogazioni totali dell’INPS, non tiene altresì conto che in Italia esistono più di venti altri enti previdenziali ciascuno con proprie regole per l’acquisizione dei contributi e la determinazione dei trattamenti, senza contare i vitalizi dei politici, pagati anch’essi secondo una disciplina del tutto particolare, direttamente dalle camere parlamentari o dalle regioni.

Intanto, sotto la spinta dell’apertura ai mercati di nuovi paesi, emergenti o del terzo mondo, e dei nuovi mezzi di comunicazione personali e verbali, vale a dire della globalizzazione, soprattutto della finanza che si muove per il globo terrestre esclusivamente secondo le leggi dell’economia (pecunia non olet), cambiano non solo le professionalità rchieste dal mercato del lavoro, alle quali la scuola stenta ad adeguarsi, ma anche i tempi di realizzazione di intraprese od opere velocemente obsolete, con la conseguenza, da un lato, della difficoltà delle aziende a trovare personale qualificato ed esperto e, dall’altro, l’incertezza e la provvisorietà dei rapporti di lavoro.

Conseguentemente aumentano   la disoccupazione, soprattutto ma non solo giovanile, la precarietà, i bassi salari (anche per effetto della immigrazione da paesi poveri od instabili) l’uso dei vouchers come mezzo di pagamento del lavoro nero, e diminuiscono, come effetto indotto, la natalità e le iscrizioni alle università, mentre stentano a conseguire incrementi sia i contributi previdenziali sia il PIL nel suo complesso.

In queste condizioni, disattesa in gran parte la possibilità di destinare a pensione integrativa gli accantonamenti per il trattamento di fine rapporto e tenuto conto dell’ aumento delle persone anziane e dell’alto livello del debito pubblico, é facile prevedere che, specie in assenza di una radicale riforma dell’intero sistema della previdenza, la massa dei pensionati italiani sarà sempre più indigente, se non proprio miserabile.

Non sono  senza significato sia la crescente emigrazione dei pensionati verso paesi più economici, certamente non a cuor leggiero, sia la circostanza   che quest’anno per la prima volta dopo lungo tempo é diminuita l’aspettativa di vita degli italiani!

 

 

 

Breve panoramica sull’attualità

L’ultimo scandalo in ordine di tempo é quello della truffa in danno dell’INPS, ma ci sono qulli dell’Anas, della sanità in Lombardia, di mafia capitale, degli evasori eccellenti in Sicilia, delle banche fallite, degli affari possibili in conseguenza dell’estrazione del petrolio in Basilicata e l’elenco potrebbe continuare!

SI scoprono, poi, abusi e maltrattamenti nelle case di riposo per anziani, nelle case di cura per disabili e persino negli asili d’infanzia, senza voler considerare i veri o presunti omicidi negli ospedali da parte di operatori che dovrebbero prendersi cura dei malati

Ogni giorno i mezzi d’informazione  danno notizia di assassini perpetrati brutalmente nei confronti di mogli, compagne ed amiche fidenti, di delitti di mafia, camorra e ndrangheta commessi anche da giovanissimi, o di efferate uccisioni per motivi abbietti come quelli di Luca Varani, di Gloria Rosboch o di Isabella Noventa.

Si sa di processi che finiscono per prescrizione, di indagini condotte in maniera superficiale, o comunque inadeguata alle situazioni in esame e di processi civili di durata pluridecennale.

Si susseguono , quando non finiscono in tragedia, gli sbarchi sulle nostre coste e nei nostri porti di centinaia di migliaia di persone sfrattate dai loro territori d’origine dalle multinazionali o dall’egoismo di despoti locali smaniosi di potere e di denaro.

Il quadro che si dipinge é quello di una società decadente che ha perso il senso dell’onestà, del rispetto dei propri simili e della solidarietà, prova ne sia che, nonostante tutti i proclami, la “casta” non ha rinunciato a nessuno dei  privilegi di cui gode e continua ad evadere “legalmente” le imposte spostando il proprio denaro nei cosidetti paradisi fiscali.

Gli altri stati occidentali non stanno molto meglio dell’Italia, perchè anche questa mancanza di qualsiasi senso di umanità é globalizzata, come il terrorismo, che purtroppo non é reazione, ma solo desiderio di sostituirsi alle  classi di volta in volta  dominanti.

Un pensiero commosso deve necessariamente essere rivolto a tutti coloro che sono morti o che,tra Grecia e Macedonia od in Turchia, vivono in condizioni disumane vedendo delusa la speranza di una vita migliore che li aveva spinti all’avventura di un viaggio verso l’ignoto.

 

 

 

 

 

 

Keynes e il capitalismo, note a margine

Girando da neofita tra i blog ne ho trovato uno che mi é parso interessante perchè pieno di scritti su argomenti non banali, suscettibili però, com’é naturale, di precisazioni o chiose volte a presentare divesi punti di vista.

Così, per quanto riguarda l’articolo “Keynes e il capitalismo”, in cui,tra l’altro, non é del tutto chiaro se il titolare del blog si limiti a sintetizzare il contenuto del libro scritto dall’ex prlamentare Gorgio La Malfa o vi aggiunga sue considerazioni:

–   é’ da precisare innanzitutto che la spiegazione delle cause della crisi economica del 1929 fornita dal Keynes, nonchè l’indicazione dei comportamenti da tenere per uscirne, non hanno portata universale, ma riguardano in particolare gli Stati Uniti, posto che l’Italia, come tante altre nazioni, non aveva e tuttora non ha i beni  materiali e le risorse naturali ivi ipotizzati: all’epoca,infatti. era ancora intenso il flusso migratorio dal nostro paese verso le Americhe;

–   é’, invece, riferita alla generalità l’affermazione secondo cui “il problema politico dell’umanità é quello di combinare tre cose:l’efficienza economica, la giustizia sociale e la libertà individuale”;

–   non sembra, al contrario, che possa condividersi il presunto superamento del conflitto tra capitalismo e marxismo, se non come fatto storicamente attuale di vittoria del capitalismo sul comunismo reale, dato che Marx non ha la primogenitura del collettivismo come concezione politica e che non può ipotizzarsi che siffatta forma organizzativa dello stato sia destinata a scomparire per sempre;

–   ugualmente non si può essere certi che i mercati siano sempre garantiti dalle normative e dalle organizzazioni di vigilanza volte ad evitare gli eccessi ed a favorire la corretta concorrenza;

–   per altro verso é certo che la globalizzazione ha favorito lo sviluppo dei mercati ed ha aumentato la ricchezza complessiva dll’umanità, tuttavia é altrettanto certo che essa nei confronti delle masse delle popolazioni degli stati globalizzati si comporta secondo il funzionamento dei vasi comunicanti abbassando sempre più il livello delle disponibilità economiche delle classi lavoratrici.

 

 

 

 

 

Mattanza di cetacei e crudeltà gratuita

Ho visto ieri sera un servizio sulle isole Faer Oer ed in particolare sulla tradizione dei loro abitanti di dare la caccia ai cetacei presenti nel loro mare, tradizione derivante da necessitò alimentari non più sussistenti.

Ciò che ho trovato veramente raccapricciante, ancor più della barbara modalità della mattanza, sono state le concordanti e sprezzanti dichiarazioni degli isolani circa la correttezza della conservazione della tradizione e l’assoluta indifferenza, o meglio il compiacimento, nei confronti delle indicibili sofferenze causate a quegli animali. Nè meno sdegno ho provato nel venire a conoscenza della legislazione di supporto a tale deprecabile attività adottata dalla Danimarca.

Mi chiedo, a questo punto, se esista, o meno, qualche differenza tra certi abitanti della civilissima Danimarca e coloro che in nome di una travisata interpretazione della fede islamica seminano morte in tante parti del mondo-

 

Indovinelli e paradossi

Il simpatico signor Pirapippo, come Turandot, ama i paradossi e si chiede se le allucinazioni sono visioni fatte con l’alluce: mi calerò nei panni di Calaf per dar soluzione al suo angoscioso quesito, precisando che la detta situazione può verificarsi solo nel caso che il detto dito pedestre sia talmente dolente da far vedere…le stelle!

A proposito chi sa risolvere il seguente ” busillis”: Deus est in caelo sed non est”?

 

 

De minimis

Oggi ho sentito un magistrato esprimersi in un italiano povero e stentato ed ho, quindi, pensato che non bisogna meravigliarsi troppo se molti nostri connazionali, tra cui tanti giornalisti radiotelevisivi, non conoscono l’uso della particella pronominale ne, né sanno che il participio sorretto dall’ausiliare avere si concorda con il complemento oggetto se questo lo precede, né che “mezzo” quando segue il nome al quale si riferisce é avverbio indeclinabile, ovvero indossano il pantalone (maschera italiana), inforcano l’occhiale, tagliano con la forbice o vedono le cose da un’altra angolatura ed hanno bisogno di una chiarificazione, ecc.

Forse, però, dovremmo ringraziarli, perchè sono essi che mantengono viva la nostra lingua, anche se, continuando a fornire info ed a scaricare app, non sarà più neolatina!

Distrazione

Precisazione

HO appena letto sul blog di AAA megapixels 2016 l’attribuzione della commedia “Così é se vi pare” ad un drammaturgo (o) commediografo inglese. In realtà essa é operadel più famoso commediografo italiano: Luigi Pirandello!

Brevi considerazioni su un argomento di attualità

Premesso un cordiale saluto per chi vorrà leggere le mie considerazioni sulla lotta all’Isis ed al terrorismo internazionale, esprimo subito la convinzione che la guerra all’Isis, inteso come autoproclamatosi stato islamico insediato su parte dei territori dell’Iraq  e della Siria, nonostante le posizioni equivoche ed i confligenti interessi del gran numero degli stati interessati, alla fine avrà esito positivo. Non penso altrettanto per quanto riguarda il terrorismo internazionale: esso, secondo me, é una manifestazione, sia pure non prevista, della globalizzazione e continuerà a rafforzarsi in proporzione del sempre crescente e sfuggente potere finanziario. A meno che non ci rassegnamo a dare concretamente vita all’Oceania de Il grande fratello di Orwell.